ROCKEFELLER FILE

The Rockefeller File di Gary Allen 

 

L’originale John D. odiava la concorrenza e il sistema di libera impresa. Era un spietato monopolista che acquistò influenza politica per proteggere il suo impero economico.

I suoi discendenti hanno portato le sue tattiche in tutto il mondo.



Gary Allen, autore del best seller internazionale Nessuno osa chiamarlo cospirazione, qui rivela la storia scioccante della famiglia più ricca e potente d’America.

Se c’è una dinastia che vuole governare il mondo, sono i Rockefeller. E se c’è un libro su questa famiglia pericolosamente ambiziosa, devi leggere, lo è Il file Rockefeller.

 

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Nel 1956, poco dopo il meeting di Quantico, Nelson Rockefeller offre a Kissinger la direzione dello Special Studies Project della Rockefeller Brothers Fund, un think-tank il cui obiettivo è influenzare le strategie governative in tema di affari internazionali

 

 

Nel 1957 esce il libro di Kissinger “Nuclear Weapons and Foreign Policy” (risultato del suo lavoro presso il Council on Foreign Relations di New York, 1955-1956[98]), in cui si delinea una precisa critica alla strategia della ritorsione massiccia (massive retaliation) della presidenza Eisenhower, annunciata tre anni prima dal Segretario di Stato John Foster Dulles, a cui si contrappone la teoria della Limited War, secondo la quale gli USA, per attuare un’efficace politica diplomatica da Guerra Fredda, dovrebbero accettare la possibilità di un limitato ricorso alle armi nucleari[99].

Uscito pochi mesi dopo la crisi d’Ungheria e quella di Suez, il libro vende 17’000 copie nel primo anno, finendo in mano all’allora vice-presidente Richard Nixon e, soprattutto, in quelle di Eisenhower, che raccomanda il libro a Dulles. La popolarità di Kissinger esplode in ottobre: dopo il successo nel lancio del satellite Sputnik, la paura rende gli americani assai disponibili ad ascoltare nuove proposte in tema di difesa: Nelson Rockefeller rilascia “International Security: The Military Aspect”, rapporto scritto da Kissinger nel 1955 a seguito del meeting di Quantico. Dopo un’apparizione televisiva dello stesso Rockefeller per presentare dei contenuti del volume, il saggio viene richiesto in centinaia di migliaia di copie

Henry Kissinger e David Rockefeller in una conferenza stampa della Trilateral Commission
Henry Kissinger e David Rockefeller in una conferenza stampa della Trilateral Commission

Nel 1955, con l’ingresso nel Council of Foreign Relations, Kissinger inizia una stretta e proficua relazione con Nelson A. Rockefeller, allora assistente speciale per gli affari esteri del presidente Eisenhower; per l’ingresso nel Council egli viene raccomandato dal suo preside ad Harvard, McGeorge Bundy (dirige la facoltà di Arti e Scienze dal 1953 al 1960[165]), che nel 1958 gli offre il posto di direttore associato presso il neonato Center for the Study of International Affairs di Harvard, fondato dallo stesso Bundy grazie alle donazioni della Fondazione Ford: Il posto di presidente viene offerto a Robert R. Bowie, professore della Scuola di Legge ad Harvard e capo dello staff di pianificazione politica di John Foster Dulles, Segretario di Stato del Presidente Eisenhower[166]. Bowie condivide con Kissinger anche l’esperienza presso il Council of Foreign Relations e la Trilateral Commission[167].

 

Kissinger è amico di vecchia data di Arthur Schlesinger Jr., storico e professore ad Harvard, vincitore del premio Pulitzer nel 1946 e nel 1966. Quando John F. Kennedy inizia il mandato presidenziale, nel gennaio 1961, Schlesinger ne diventa uno degli assistenti speciali[168]; McGeorge Bundy assume l’incarico di National Security Adviser di Kennedy[169] e offre a Kissinger una posizione di consulente part-time presso il National Security Council, con il compito di concentrarsi sulla questione tedesca: Kissinger ricopre il ruolo fino all’ottobre del 1961, mantenendo in seguito contatti con Schlesinger[1

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2 agosto 1980: un attentato dinamitardo, voluto dai servizi segreti americani e dalla massoneria italiana, distrugge un’ala della stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone più di 200

Il generale Vito Miceli è, dall’ottobre 1970 al 1974, capo del Servizio Informazioni Difesa (SID)[185] l’apparato italiano di Intelligence nato nel 1966 sulle ceneri del SIFAR[186]. Si iscrive alla loggia massonica P2 nel 1969 (tessera 491[187]), dopo aver conosciuto Licio Gelli, il quale raccomanda Miceli presso il Ministero della Difesa, allora guidato da Mario Tanassi[188], per sostituire Eugenio Henke alla direzione del SID[189]. È deputato, eletto nelle file dell’MSI, dal 5 luglio 1976 al 19 giugno 1979[190]. Graham Anderson Martin è ambasciatore americano in Italia dal 26 settembre 1969 al 10 febbraio 1973, quando è inviato a ricoprire la medesima carica in Vietnam[191].

 

Nel 1972 Martin paga al generale Miceli 800’000 dollari come prima tranche di un finanziamento senza condizioni per l’avvio di una “operazione propaganda” che avrebbe potuto portare, se non fosse divenuta di dominio pubblico e quindi interrotta, 6 milioni di dollari a disposizione di Miceli; questa tranche viene pagata da Martin al termine di un lungo scontro con il distaccamento romano della CIA, contraria ad inondare di denaro una persona con legami antidemocratici dell’estrema destra. La Commissione d’inchiesta del Congresso USA che indaga sulle attività sotto copertura della CIA accerta inoltre che Miceli ha ricevuto 11 milioni di dollari da elargire come sostegno elettorale a ventuno personalità politiche di chiara appartenenza anticomunista[192].

L’approvazione al piano di Martin viene direttamente da Kissinger, allora direttore dell’NSC e capo del “40 Committee”[193], organo segreto del Council che ha il compito di approvare le più importanti operazioni sotto copertura[194]. Grazie a quel denaro, e con l’approvazione della Loggia P2, Miceli si dedica alla creazione di un SuperSID.

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