Fulcanelli

FULCANELLI IL MISTERO DELLE CATTEDRALI e l’interpretazione esoterica dei simboli ermetici della Grande Opera

Fulcanelli

FULCANELLI<br>IL MISTERO<br>DELLE CATTEDRALI e l’interpretazione esoterica<br>dei simboli ermetici<br>della Grande Opera

Durante tutto il bel periodo medioevale furono conservate anche altre
cerimonie, assai gradite al popolo. C’era la Festa dei Pazzi – o dei Saggi, –
«kermesse» ermetica processionale che partiva dalla chiesa col suo papa, i
suoi dignitari, i suoi fedeli, il suo popolo – il popolo del medioevo,
rumoroso, malizioso, scherzoso, pieno di traboccante vitalità, di entusiasmo
e di foga – e si riversava in città… Ilare satira d’un clero ignorante,
sottoposto all’autorità della Scienza nascosta, schiacciato sotto il peso d’una
indiscutibile superiorità. Ah! La Festa dei Pazzi, col suo carro del Trionfo di
Bacco, trainato da un centauro e una centauressa, ambedue nudi come il dio, che era accompagnato dal grande Pan; carnevale osceno che s’impossessava delle navate ogivali! Ninfe e naiadi uscenti dal bagno; divinità dell’Olimpo,senza nubi e senza tutù: Giunone, Diana, Venere, Latona si davano
appuntamento alla cattedrale per sentire la messa! E quale messa! Composta
dall’iniziato Pierre de Corbeil, arcivescovo di Sens, secondo un rituale
pagano, e durante la quale le fedeli dell’anno 1220 gridavano il grido di
gioia dei baccanali: Evohè! Evohè! E gli scolari rispondevano con
entusiasmo delirante:
Haec est darà dies clararum darà dierum!
Haec est festa dies fesTarum festa dierum!1
(
1
Questo giorno è celebre tra Ì giorni celebri!
Questo giorno è giorno di festa tra i giorni dì festa!)

C’era anche la Festa dell’Asino, quasi altrettanto fastosa della precedente,
con l’ingresso trionfale, sotto i sacri archetti, di Mastro Aliboron, il cui
zoccolo, un tempo, calpestava la pavimentazione giudea di Gerusalemme.
Si celebrava il nostro glorioso Cristoforo, con una funzione speciale con cui
si esaltava, dopo l’epistola, quella potenza asinina che ha procurato alla
Chiesa l’oro dell’Arabia, l’incenso e la mirra del paese di Saba. Era questa
una parodia grottesca che il prete, incapace di comprendere, accettava in
silenzio, con la fronte china sotto il peso del ridicolo sparso in abbondanza,
da quei mistificatori del paese di Saba, o Caba, icabalisti in persona! È lo
scalpello degli imaigiers2
(2
Letteralmente fabbricanti d’immagini. N.d.T.)
del tempo, che ci da la conferma di quelle strane feste. Infatti, scrive il
Witkowski3
(3
G. J. Wilkowski. L’Art profane à l’Eglise.

Introduzione

Con l’abbondante fioritura della sua decorazione, con la varietà dei
soggetti e delle scene che l’adornano, la cattedrale si presenta come
un’enciclopedia di tutto il sapere medioevale, perfettamente completa ed
assai variata, talvolta ingenua, talvolta nobile, ma sempre vivente. Queste
sfingi di pietra sono così degli educatori, degli iniziatori di prim’ordine.
Da secoli il guardiano di quest’ancestrale patrimonio è un vero e proprio
popolo di irsute chimere, di buffoni. di figurine, di mascheroni, di
minacciosi doccioni figurati – draghi, vampiri e tarasche
Specie di manichino raffigurante un animale mostmoso che veniva portato in processione alla Pentecoste in alcune città del Sud della Francia,( in
particolare a Tarascona N.d.T.)
L’arte e la scienza, un tempo concentrate nei grandi monasteri, fuggono
dai laboratori, corrono all’edificio, si avvinghiano ai campanili, ai pinnacoli,
agli archi rampanti, si sospendono alle volte, popolano le nicchie,
trasformano le vetrate in gemme preziose, il bronzo in vibrazioni sonore e
sbocciano sui portali con una gioiosa volata di libertà e di espressione.

Aneddoti personali

Prima dobbiamo dire due parole sul termine (gotico, impiegato perl’arte
francese che impose il suo stile a tutta la produzione del medioevo e la cui
espansione si estende dal XII al XV secolo.
Alcuni pretendono, a torto, che questa parola derivi dai Goti, antico
popolo della Germania; altri hanno creduto che questa forma d’arte venisse
chiamata così, per la sua originalità e la nuovissima singolarità che fecero
scandalo nel XVII e XVIII secolo e che quindi, per derisione, le fosse stato
imposto un termine equivalente a barbara: questa è l’opinione della Scuola
classica, imbevuta dei decadenti prìncipi del Rinascimento.
La verità, che è sulla bocca del popolo, è riuscita a mantenere e
conservare l’espressione Arte gotica, nonostante gli sforzi dell’Accademia
per sostituirle quella di Arte ogivale. Esiste in questo una ragioneoscura che
avrebbe dovuto far riflettere i nostri linguisti sempre allaricerca
dell’etimologia. Qual è, quindi, la ragione per cui pochissimi lessicologi si
siano trovati nel giusto? – Perché la spiegazione dev’essere cercata
nell’origine cabalistica della parola anziché nella sua radice letterale.
Alcuni autori perspicaci, e non superficiali, colpiti dalla similitudine che
esiste tra gotico e gaelico hanno pensato che ci dovesse essere uno stretto
rapporto tra Arte gotica e Arte gaelica o magica.
Per noi art gotique
Si è preferito lasciare qui e altrove, l’espressione
arte gotica in lingua francese perché il lettore possa rendersi conto del gioco
di fonetica che rende simili i termini «art gotique» e «argotique». In italiano
infatti tale gioco sarebbe intraducibile. Sul significato del termine argot,
Fulcanelli è molto esauriente qualche rigo più sotto N.d.T.) non è altro che
una deformazione ortografica della parola argotique, la cui omofonia è
perfetta, conformemente alla legge fonetica che regola la cabala fonetica in
tutte le lingue e senza tener conto alcuno dell’ortografia. La cattedrale,
quindi, è un capolavoro d’art goth o d’argot.
Anche qui la pronuncia
delle due parole e la stessa N.d.T.).
Dunque i dizionari definiscono la parola argot come «il linguaggio
particolare di tutti quegli individui che sono interessati a scambiarsi le
proprie opinioni senza essere capiti dagli altri che stanno intorno». È,
quindi, una vera e propria cabala parlata. Gli argotieri, quelli che si
servono d’un tale linguaggio, sono i discendenti ermetici degli argonauti, i
quali andavano sulla nave Argo, parlavano la lingua argotica, – la nostra
lingua verde – navigando verso le fortunate rive della Colchide per
conquistare il famoso Vello d’Oro. Ancor oggi si dice d’un uomo molto
intelligente, ma anche assai scaltro: sa tutto, capisce l’argot. Tutti gl’Iniziati
si esprimevano in argot, anche i vagabondi della Corte dei Miracoli, – col
poeta Villon alla loro testa, – ed anche i Frimasons
Dall’inglese Freemason (libero muratore), da cui derivano i corrispondenti termini in italiano
ed in francese: frammassone e fran-maçon N.d.T.), o frammassoni del
medioevo, «che costruivano la casa di Dio», ed edificavano i capolavori
argotiques ancor oggi ammirati. “nche loro, i nautes costruttori,
conoscevano la strada che portava al Giardino delle Esperidi…
Anche ai nostri giorni gli umili, i miserabili, i disprezzati, i ribelli avidi
di libertà e d’indipendenza, i proscritti, i vagabondi ed i nomadi parlano in
argot, dialetto maledetto, bandito dalla buona società, da quei nobili che non
lo sono affatto, dai borghesi pasciuti e benpensanti, avvoltolati
nell’ermellino della loro ignoranza e della loro fatuità. L’argon resta il
linguaggio d’una minoranza d’individui che vivono al di fuori delle leggi
codificate, delle convenzioni, degli usi, del protocollo, ad essi si applica
l’epiteto di voyous, cioè di voyants1
(1 In italiano: teppisti e veggenti. Come
si nota la radice dei termini francesi deriva dal verbo voir: vedere. In
italiano questo doppio senso è intraducibile N.d.T.), e, quello ancor più
espressivo, di Figli o Bambini del sole. Infatti, l’arte gotica è l’art got o cot,
l’arte della Luce e dello Spirito.
Si potrebbe credere che questi siano soltanto dei giochi di parole. Noi ne
conveniamo di buon grado.
Mostrano, quindi, a loro modo cabaliste senza saperlo?
Aggiungiamo, infine, che l’argot è una delle forme derivanti dalla
Lingua degli Uccelli, madre e signora di tutte le altre, lingua dei filosofi e
dei diplomatici.
È quella lingua, appunto, della quale Gesù svela la conoscenza ai suoi apostoli, inviando loro il suo spirito, lo Spirito Santo.
Essa insegna il mistero delle cose e svela le più nascoste verità. Gli antichi
Incas la chiamavano Lingua di corte, perché era conosciuta dai diplomatici,
ai quali forniva così la chiave d’una duplice scienza : la scienza sacra e la
scienza profana. Nel medioevo era chiamata Gaia scienza o Gaio sapere,
Lingua degli dei, Diva-Bottiglia1
(1 La vita di Gargantua e Pantagruel, di
Francois Rabelais, è un’opera esoterica, un romanzo d’argot. In esso il buon
curato di Meudon si rivela un grande iniziato e un cabalista di prim’ordine.).
La Tradizione ci tramanda che gli uomini la parlavano prima della
costruzione della torre di Babele2
(2
La perifrasi, il costrutto ba usato per
bel. Anche qui c’è un gioco di cabala, intraducibile in italiano: la tour de
Babel (la torre di Babele) diventa la tour de Ba bel N.d.T.), che fu causa
della sua perversione, e per la maggioranza dei partecipanti fu anche causa
del totale oblio del sacro idioma. Oggi, a parte l’argot, ritroviamo un po’ di
quell’antico carattere in alcune lingue locali come il piccardo, il provenzale,
ecc., e nel dialetto degli zigani. La mitologia vuole che il celebre indovino Tiresia3
(3
Si dice che Tiresia
avesse perso la vista per aver svelato ai mortali i segreti dell’Olimpo.
Eppure visse «sette, otto o nove volte il periodo di vita d’un uomo» e,
alternativamente, sarebbe stato uomo e donna!) abbia conosciuto
perfettamente la Lingua degli Uccelli che gli sarebbe stata insegnata da
Minerva, dea della Saggezza. Insieme a lui, sarebbero stati a conoscenza di
questa lingua anche Talete di Mileto, Melampo e Apollonio di Tiana4
(4
Filosofo la cui vita, ricca di leggende, miracoli e fatti prodigiosi, appare
assai ipotetica.

Recensione

Ai nostri giorni, le Vergini nere non sono numerose. Ne citeremo alcune,
che godono di gran celebrità. La cattedrale di Chartres sotto questo punto di
vista è la più favorita; infatti ne possiede due, una, chiamata con l’espressivo
nome di Notre-Dame-sous-Terre, è posta nella cripta, ed è seduta su di un
trono il cui basamento reca l’iscrizione già nota: Virgini pariturae; l’altra si
trova nella chiesa, è chiamata Notre-Dame-du-Pilier, occupa il centro di una
nicchia piena di ex voto in forma di cuori che mandano raggi. Witkowski ci
dice che quest’ultima è oggetto di devozione da parte d’un gran numero di
pellegrini. «Un tempo, aggiunge questo autore, la colonna di pietra che gli
fa da supporto era “scavata” dalle lingue e dai denti dei suoi focosi fedeli,
come il piede di san Pietro, a Roma, o il ginocchio di Ercole, adorato dai
pagani in Sicilia; ma per preservarla da quei baci troppo ardenti, la colonna
fu avvolta, nel 1831, con un rivestimento in legno». Chartres, con la sua
Vergine sotterranea, è considerata la più antica meta dei pellegrinaggi. Un
tempo c’era soltanto un’antica statuetta di Iside «scolpita prima di Gesù
Cristo», come raccontano alcune antiche cronache locali. Però, l’immagine
che possediamo ora data soltanto dalla fine del XVIII secolo, perché quella
della dea Iside era stata distrutta non si sa quando, e sostituita con una
statuetta in legno, che teneva il Bambino seduto sulle ginocchia, e che, a sua
volta, fu bruciata nel 1793.
Quanto alla Vergine nera di Notre-Dame du Puy — le cui membra non
sono visibili — ha la forma d’un triangolo, con il vestito che la cinge al
collo e si allarga senza pieghe fino ai piedi. La stoffa è decorata con tralci di
vite e di spighe di grano — allegorie del pane e del vino eucaristici — e
lascia passare, all’altezza dell’ombelico, la testa del Bambino, incoronato
altrettanto sontuosamente della madre.
Notre-Dame-de-Confession, celebre Vergine nera delle cripte di SaintVictor a Marsiglia, ci mostra un bello specimen di statuaria antica, morbida,
larga e grassa. Questa figura, piena di nobiltà, tiene nella mano destra uno
scettro ed ha la fronte cinta da una corona a triplice fiorone

Conclusioni

Alcuni rosoni, emblemi dell’amalgama, hanno un senso particolare che
sottolinea ancora di più le proprietà di questa sostanza che il Creatore ha
firmato di sua mano. Questo magico sigillo rivela all’artista che la strada
seguita è quella giusta e che la mistura filosofale è stata preparata
canonicamente. Si tratta d’una figura radiale a sei punte (digamma),
chiamata Stella dei Magi, che brilla alla superficie del compost1
(1
Fango
dall’odore pestilenziale proveniente dalle impurità e da quella parte di zolfo
dei filosofi che non s’è potuto amalgamare. Il compost si presenta sotto vari
aspetti di diversi colori: marrone scuro, alla prima cottura; va poi verso il
nero, il grigio ed anche il verde N.d.T.), cioè al di sopra della mangiatoia in
cui riposa Gesù, il Bimbo-Re.
Tra gli edifici che ci mostrano i rosoni stellati a sei petali, – riproduzione
del tradizionale Sigillo di Salomone2
(2
Il giglio delle convalli poligonale,
chiamato comunemente Sigillo di Salomone, deve il suo nome allo stelo, la
cui sezione è stellata, come il segno magico attribuito al re degli Israeliti,
figlio di David.), – citiamo la cattedrale di Saint-Jean e la chiesa SaintBonaventure de Lyon (rosoni dei portali); la chiesa di Saint-Gengoult a
Toul; i due rosoni di Saint-Vulfran d’Abbeville; il portale della Calenda
nella cattedrale di Rouen; lo splendido rosone blu della Sainte-Chapelle,
ecc…

Voto

5/5

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Citazioni

La Natura non apre a tutti indistintamente la porta del santuario. In queste pagine il profano forse scoprirà qualche prova di una scienza vera e positiva.

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